radical-coachingradical-coaching
+39 328 3292287
LUN–VEN  9-12 14-18
info@radicalcoaching.it
  • Home
  • Chi sono
  • Servizi
      • CONCILIARE SUCCESSO E FAMIGLIA

        METTI A FUOCO I TUOI OBIETTIVI

        TROVA LA PERSONA GIUSTA PER TE

        PROFESSIONISTA EMOTIVAMENTE COMPETENTE

        STRANIERO IN ITALIA

  • REIKI
  • AKASHA
  • Metodo
  • Blog
  • Contatti
      • Indirizzo

        Via Tolmezzo, 5/4, 20132 Milano - Italia

        Indirizzo

        Via Cantonale 108a, 6802 Rivera -  Svizzera

        Telefono

        +39 328 3292287

        +41 764 318989

        Email

        info@radicalcoaching

        Facebook

        Contattami

          [recaptcha]

    • Il mio regalo
    • PAGAMENTO
    Radicalcoaching.it Radicalcoaching.it
    • Home
    • Chi sono
    • Servizi
        • CONCILIARE SUCCESSO E FAMIGLIA

          METTI A FUOCO I TUOI OBIETTIVI

          TROVA LA PERSONA GIUSTA PER TE

          PROFESSIONISTA EMOTIVAMENTE COMPETENTE

          STRANIERO IN ITALIA

    • REIKI
    • AKASHA
    • Metodo
    • Blog
    • Contatti
        • Indirizzo

          Via Tolmezzo, 5/4, 20132 Milano - Italia

          Indirizzo

          Via Cantonale 108a, 6802 Rivera -  Svizzera

          Telefono

          +39 328 3292287

          +41 764 318989

          Email

          info@radicalcoaching

          Facebook

          Contattami

            [recaptcha]

      • Il mio regalo
      • PAGAMENTO
       
      Radicalcoaching

      “Chi ha spostato il mio formaggio?”

      • cathiana
      • 24 Maggio 2019

      Più dai importanza alle cose: lavoro, relazioni, casa, spiritualità,

      più sarà forte la caduta quando queste non saranno più la stesse!

       

      Questo è l’insegnamento tratto dal libro: “Chi ha spostato il mio formaggio”, scritto da Spencer Johnson. Raccontare una favola aiuta a vedere come bisogna adattarsi davanti ad una situazione di cambiamento. Il formaggio, che nel mio racconto chiamerò semplicemente cibo, rappresenta la ricerca della nostra felicità, con la f minuscola, che è quella esterna, come può essere il lavoro, la casa, relazione perfetta.

      Nel racconto sono presenti 4 personaggi, che ho inserito rispetto alla storia originale. I miei protagonisti sono: un cane e un geco (dotati di una modesta intelligenza, ma di un olfatto favoloso che permette loro di andare alla ricerca del cibo buono), un lama e una tartaruga, invece dotati di un pensiero più di riflessione con convinzioni più radicate e una vasta gamma di emozioni molto simili all’uomo. Questi ultimi cercano cibo pregiato, convinti che abbia il potere di donare loro la felicità e il successo. I quattro vivono in un labirinto e, nonostante siano diversi tra di loro, si comportano in maniera molto simile: tutte le mattine indossano la loro tuta e le scarpe da ginnastica, escono di casa e vanno a cercare del cibo pregiato.

      Il labirinto è ricco stanze collegate da corridoi. In alcune di esse è presente del cibo buono e pregiato, mentre il resto del labirinto è composto da stanze buie e vicoli ciechi, dove è molto facile perdersi.

      Il cane e il suo compagno di viaggio – il geco – si orientano procedendo a tentativi. Il cane fa da guida, sfruttando il suo olfatto sofisticato, ma nonostante questo la maggior parte delle volte arrivano a delle stanze vuote, si perdono spesso e volentieri e capita loro anche di andare a sbattere contro un muro (ma senza conseguenze).

      Ad ogni modo, ogni giorno riescono a trovare del cibo.

      Il lama e la tartaruga, invece, essendo dotati di un’intelligenza più “umana” vanno a complicarsi la vita con ragionamenti elaborati piuttosto che seguire l’istinto, ma anche loro, come i loro amici meno sofisticati, riescono a trovare il cibo pregiato.

      Un giorno tutti e quattro trovano un immenso deposito fondo a un corridoio, e la loro vita cambia. Per ognuno è presente un’enorme quantità del cibo preferito.

      All’inizio, tutti e 4 si comportano normalmente: tuta e scarpe legate intorno al collo e via verso il deposito.

      Il lama e la tartaruga, però, ben presto cambiano le loro abitudini. Inizialmente si recano al deposito senza l’energia che avevano un tempo, anzi, con molta calma. Successivamente, decidono di trasferirsi nella stanza del cibo, passandoci anche la notte.

      Per rendere l’ambiente più familiare lo decorano con i loro gusti e scrivono una delle loro frasi preferite: Il cibo dona la felicità.

      Un giorno, però, succede l’inaspettabile! Il cibo è sparito!

      Il cane e il geco si rendono conto che in realtà il cibo è finito. Un po’ se lo aspettavano, si erano accorti da tempo che le scorte erano in continua diminuzione.

      Indossano quindi le loro scarpe e riprendono a girovagare nel labirinto, come hanno sempre fatto, per cercare altro formaggio.

      Il lama e la tartaruga, invece, vanno nel panico. Per loro il cibo pregiato è molto più, per loro è l’elemento base per la felicità. Infatti, il sogno del lama è quello di farsi una famiglia e andare a vivere in via Torino, invece la tartaruga desidera avere una casa enorme a Cortina.

      Sconsolati, pensando di non poter fare altro, decidono di lasciare il deposito e di tornare alle loro case. Prima di andar via, la tartaruga scrive sul muro: Più importanza dai al cibo, più ne vuoi per te.

      Per qualche giorno i due continuano a tornare nella stanza con la speranza di veder ricomparire il cibo.

      Nel frattempo il cane e il geco scoprono un secondo di deposito di abbondante cibo in un’altra stanza.

      Dopo qualche giorno, la tartaruga capisce che non può restare a casa per cambiare le cose. Si arma dunque di coraggio e decide di uscire dal deposito, ormai desolatamente vuoto, scrivendo però una frase sul muro per l’amico: Se non cambi rischi di scomparire. Prima di avventurarsi verso una destinazione sconosciuta, la tartaruga viene assalita dai dubbi dovuti alla paura dell’ignoto. Dopo averci pensato su scrive sul muro: Cosa fareste se non aveste paura? e si incammina verso l’oscurità.

      Nei giorni seguenti la tartaruga, trova solo poche quantità di cibo, sufficienti a malapena a non morire di fame.

      In un raro momento di lucidità, in mezzo allo sconforto, decide di scrivere altri messaggi sui muri: Annusa spesso il cibo, così ti accorgi se diventa vecchio. ​E con la speranza che tentenna, ne scrive una seconda: Seguire una direzione nuova aiuta a trovare del cibo nuovo.

      Giorno dopo giorno, a furia di girovagare nel labirinto, le sue paure vengono sostituite da un senso di sicurezza. Quelle stanze buie e tenebrose sono nuove opportunità da scoprire. Carica di felicità, scrive un’ulteriore frase sul muro: Quando superi le tue paure ti senti libero. Inizia quindi a prendere fiducia, fantastica su un futuro prosperoso, ricco di cibo, e in preda all’euforia scrive: Se immagini di gustare il nuovo cibo prima di gustarlo, scoprirai la via giusta per conquistarlo. 

      Ora è finalmente consapevole che è solo questione di tempo, ma che troverà sicuramente un ulteriore deposito di cibo, si ferma quindi ad annotare un suo pensiero: tanto prima abbandonerai il vecchio cibo, quanto prima gusterai quello nuovo.

      Ogni volta che le vengono in mente pensieri profondi e illuminanti, decide di fermarsi e di scriverli sul muro, ora è la volta di: È meno pericoloso affrontare il labirinto, che rimanere fermi ed affamati! Da questo momento, invece di concentrarsi sugli aspetti negativi si focalizza sulle opportunità positive e di crescita che il cambiamento comporta, e continua ad annotare i suoi pensieri nei muri: Se segui le tue vecchie convinzioni non arriverai mai al nuovo cibo.

      Ogni giorno che passa si rende conto della sua crescita esponenziale, di quanto sia cresciuta rispetto a quando si recava alla prima stanza con la speranza di ritrovare il cibo scomparso. Nel momento in cui prende consapevolezza che il cambiamento gli ha fornito l’opportunità di trovare un nuovo cibo, si prende una pausa per scrivere: Quando ti accorgi che puoi trovare e gustare il nuovo cibo, modifichi il tuo comportamento. La sua felicità cresce ancora quando si guarda indietro e rivede le scritte che ha lasciato, che possono permettere al lama di prendere la direzione giusta nel momento in cui anche lui deciderà di abbandonare il vecchio deposito. Quindi, decide di scriverne un’altra ancora: Se noterai per tempo i piccoli cambiamenti, sarà più facile adattarti a quelli grandi quando arriveranno.

      La tartaruga smette di pensare al passato e si concentra unicamente nel presente: decide di proseguire a perlustrare il labirinto sempre a velocità maggiore, fino a quando trova un nuovo deposito, un immenso giacimento di cibo mai visto prima d’ora, così grande da rendere impossibile vederlo tutto. Sono addirittura presenti nuove qualità di cibo. La tartaruga, di fronte a tanta prosperità, ha il dubbio che il tutto sia un’allucinazione, fino al momento in cui nota la presenza dei due vecchi amici, il cane e il geco, che erano partiti prima di lei. Li saluta in fretta e furia, e incomincia ad assaggiare tutte qualità di cibo presenti. Decide quindi di togliersi le scarpe e di legarsele al collo come i sui amici, in modo tale da poterle utilizzarle con facilità nel momento in cui si ripresentasse la necessità di uscire nel labirinto a cercare nuovo cibo: i due amici ridono di questo, ma allo stesso tempo approvano la sua decisione.

      Ripensando al suo percorso di crescita, le viene nuovamente in mente il lama, e si domanda se il suo vecchio amico avrà o meno avuto modo di leggere qualche sua frase scritta nei muri, in modo da poter trovare la via verso il nuovo cibo anche solo seguendo le indicazioni.

      Orgogliosa di sé, cerca la parete più grande della stanza per riportare tutti gli insegnamenti appresi nel proprio percorso.

      • Il cambiamento è inevitabile: ci sarà sempre qualcuno che sposterà il cibo;
      • ​Prevedi il cambiamento: sii pronto quando il cibo sarà spostato;
      • ​Controlla il cambiamento: annusa spesso il cibo, così da accorgerti se diventa vecchio;
      • Adattati rapidamente al cambiamento: quando più rapidamente abbandonerai il vecchio, tanto prima gusterai il nuovo;
      • ​Cambia: spostati con il cibo;
      • ​Apprezza il cambiamento: assapora il gusto dell’avventura e goditi le delizie del nuovo cibo;
      • ​Sii pronto a cambiare rapidamente e fallo con gioia sempre maggiore.

      Per evitare di ritrovarsi nella stessa situazione del primo deposito, controlla ogni mattina il nuovo deposito, monitorando l’andamento delle scorte di cibo. Nonostante ora siano prosperose, decide comunque di uscire regolarmente continuando ad esplorare il labirinto, per avere un percorso conosciuto quando dovrà lasciare la stanza attuale.

      Un bel giorno, sentì dei rumori provenire dall’esterno, e comprese che, alla fine, anche il suo caro amico il Lama, aveva deciso di muoversi e aveva trovato il nuovo deposito. Anche il lama, dunque, aveva intrapreso quel percorso di miglioramento che lei tanto auspicava quando, nelle corsie del labirinto, lasciava per iscritto tutte quelle frasi!

       

      Spero tanto ti sia piaciuto! Se vuoi avere strumenti che ti permettano di superare le tue emozioni e convinzioni limitanti mentre persegui la tua strada. Contattami. Il primo incontro conoscitivo è gratuito!

      Read More
      Share
      Radicalcoaching

      Il potere è dentro di te!

      • cathiana
      • 17 Maggio 2019

      “Le tue convinzioni diventano i tuoi pensieri,

      I tuoi pensieri diventano le tue parole,

      Le tue parole diventano le tue azioni,

      Le tue azioni diventano le tue abitudini,

      Le tue abitudini diventano i tuoi valori,

      I tuoi valori diventano il tuo destino.”

      Gandhi.

       

      Quando andavo a lezione di yoga, il mio maestro ripeteva sempre questa frase durante gli ultimi 10 minuti di meditazione.

      Diceva poi che per le persone semplici era più facile cambiare, mentre per quelle più intellettuali il cambiamento avveniva lo stesso, ma era più lento.

      Un’altra frase che mi colpì molto fu che anche i cuori vuoti si potevano riempire, e che quelli di ghiaccio si potevano sciogliere facilmente.

      Ora so che le frasi, le storie che ci colpiscono, sono quelle che abbiamo bisogno di sentire in quel momento.

      In effetti in quel momento di transizione per me, nel quale sapevo che volevo dei cambiamenti nella mia vita, tutte queste frasi mi rimasero impresse, e a tutt’oggi sono per me delle guide.

      Quando ero adolescente, mi dicevano che ero una ragazza molto seria; quando diventai più adulta, invece, mi dicevano che a volte ero un po’ dura e fredda. In effetti, erano caratteristiche che sentivo mie, e che in un certo modo sentivo facevano parte della mia personalità, che mi identificavano e mi facevano stare bene, perché erano ciò che mi distingueva dagli altri. Dall’altra parte, però, non mi piacevano molto.

      Sentire queste affermazioni, sentire che era possibile cambiare, mi diede la forza per capire cosa mi succedeva. Come mai ero diventata così fredda? Così seria? Così indifferente a ciò che accadeva nel mondo? Ero nata così o lo ero diventata! E la cosa più importante: potevo cambiare?

      Si. La risposta fu SI! Indifferentemente dal fatto che ero nata così o lo ero diventata, la cosa più importante che scoprii fu che non sono i geni a condizionare la nostra vita, il nostro carattere (Reich, Lowen), ma lo è il nostro modo di rispondere all’ambiente (Lipton: biologia delle credenze), ai condizionamenti (Pavlov, Skinner), e la ripetizione degli schemi di risposta su come affrontiamo le situazioni. Tutto questo ci modella, e noi finiamo con identificarci con questo modello.

      Grazie alle scoperte delle neuroscienze, oggi sappiamo che il nostro cervello è in continuo mutamento, che i neuroni creano nuove sinapsi ed eliminano le vecchie non utilizzate, dandoci sempre una possibilità per cambiare.

      Dopo aver capito tutto questo, avevo una nuova domanda: ora che comprendo che dentro di me si nasconde tutta la mia forza e il mio potere di cambiamento, che ho circa 100 miliardi dei neuroni a mia disposizione, come posso fare perché lavorino a mio vantaggio?

      La risposta la troverai nel wokshop del 5 – 6 novembre 2022:

      L’esplorando l’universo che è in me!

      Scrivi a info@radicalcoaching.it

      WhatsApp 328-3292287

      Read More
      Share
      Radicalcoaching

      Convinzioni limitanti?

      • cathiana
      • 10 Maggio 2019

      Non è il momento giusto per aumentare i miei clienti!

      A volte ci chiediamo come i nostri colleghi riescano a trovare clienti anche in momenti di crisi.

      Ma come fanno?

      Mentre noi fatichiamo a chiudere un affare con un minimo guadagno, loro riescono a farsi pagare il giusto!

      Cosa sta succedendo?

      Nonostante un lavoro svolto in modo professionale – che cerca in tutti modi di accontentare i clienti – e benché non manchino i ringraziamenti per un lavoro ben fatto, alla fine non si vedono i frutti del proprio impegno e del tempo impiegato.

      Inoltre, abbiamo già provato a migliorare la nostra comunicazione con il cliente, le nostre strategie di marketing, ma ancora non abbiamo capito cosa non gira…

      Molto probabilmente, ciò che ci rema contro sono le nostre convinzioni limitanti!

      Le convinzioni sono ciò che riteniamo vero. Esse orientano i nostri pensieri e le nostre scelte, ma sono appunto convinzioni, non certezze o verità.

      Esse possono riguardare tutti gli ambiti della nostra vita professionale: soldi, clienti, economia, successo, e, quando sono “limitanti”, cioè quando ci convincono che alcune cose sono sbagliate o non si possono fare, rischiano appunto di limitare le nostre azioni con il fine di proteggerci, ma con il risultato di ostacolarci.

      Ecco qualche esempio di convinzione limitante:

      • In questo momento di crisi è impossibile aumentare i miei clienti.
      • Il lavoro che faccio non può essere troppo costoso, se no nessuno me lo comprerebbe.
      • Faccio fatica ad alzare i miei prezzi, mi sembra di ingannare la gente.
      • Chi è ricco è disonesto.
      • Il prezzo del mio lavoro è giusto, ma mi sembra troppo alto.
      • Se nessuno ci ha provato, è perché non può funzionare.

      Ogni volta che prepariamo un nuovo prodotto, una nuova offerta per i nostri clienti, o semplicemente facciamo marketing su un prodotto già in catalogo, ma nella nostra testa girano queste frasi, non ci stiamo dando il “via libera” per avere successo…

      Di seguito, vi propongo allora un piccolo esercizio su come fare per evitare queste trappole mentali chiamate convinzioni limitanti, e cancellarle.

      Ad esempio, vorresti aumentare del 10% i tuoi clienti, ma sei convinto che sarà molto difficile in questo momento, perché la crisi è troppo forte.

      Fatti questa domanda: “se io non provassi, cosa succederebbe?” Potresti dire: “beh, se non faccio pubblicità allora non avrò più clienti e forse eviterei anche di sentirmi un fallito nel caso le cose non dovessero andare bene.”

      Adesso mettiamo insieme queste due frasi:

      La mia convinzione “che in questo momento di crisi sarà molto difficile aumentare del 10% i miei clienti, vuole proteggermi dal sentirmi un fallito nel caso le cose non dovessero andare bene”

      Sei seduto comodo? Con le gambe rilassate (non incrociate o accavallate), hai la schiena diritta? Si!.

      Ora, ripeti la frase ad alta voce (o anche solo mentalmente) e quando hai finito inspira profondamente e sposta il tuo sguardo, espirando, verso le mani.

      Ripeti questa azione almeno 3 volte, poi pronuncia questa frase “di rilascio”:

      “lascio andare la mia convinzione che in questo momento di crisi sarà molto difficile aumentare del 10% i miei clienti, che vuole proteggermi dal sentirmi un fallito nel caso le cose non dovessero andare bene. Tutto quello che non serve, non mi interessa e non mi appartiene più”

      Ricorda: ogni volta che ti accorgi di avere una convinzione o credenza limitante, che ti inibisce o ti blocca nell’azione, puoi formare una nuova frase simile a questa, ripeterla respirando e guardando le tue mani. Ripeti l’azione almeno 3 volte e poi formula e pronuncia la frase di rilascio.

      Read More
      Share
      Radicalcoaching

      Affronta il cambiamento, sblocca le tue potenzialità…. E rimani a galla!

      • cathiana
      • 3 Maggio 2019

      Ti è mai successo di:

      – dover cambiare area di lavoro perché nella società per la quale lavori stanno esternalizzando proprio la tua mansione?

      – sapere che ci sarà una riduzione del personale, e da quel giorno non riesci più a dormire la notte, perché pensi che il prossimo potresti essere tu?

      Queste situazioni ti fanno sentire disorientato? Bloccato? Vivere nell’incertezza?

      Se ti ritrovi in queste situazioni, prova a rispondere a queste domande.

      • Chi sei e cosa sei venuto a fare in questo mondo?
      • Qual è il tuo talento?
      • Cosa che ti viene così spontaneo e normale da fare, che neanche ti sforzi?

      Ora sai che in questo mondo puoi anche fare altro – che probabilmente non c’entra niente con il lavoro che stai facendo adesso – come pensi di fare il primo passo, che ti porterà verso il vero obiettivo della tua vita?

       

      Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente curioso (Albert Einstein)

       

      E già, Albert Einstein, che non era molto bravo in matematica, dovette studiare molto dopo l’università per poter convalidare le sue teorie. Terminati gli studi, ancora non aveva scritto la sua teoria della relatività, e prima di trovare un lavoro come fisico lavora nell’ufficio di timbri a Berna. Insieme a un suo amico, fondò un gruppo di discussione, e fu proprio in quel periodo che scrisse le sue teorie.

      Dunque non bisogna essere i migliori a scuola, non bisogna avere il lavoro perfetto.

      Potrebbe anche essere che il nostro lavoro non ci piaccia, ma se nel tempo libero possiamo coltivare i nostri interessi, allenando la nostra curiosità, i nostri talenti, allora perché non farlo?

      Se tutto ciò che ti ho appena raccontato non ti ha dato una bella carica di energia, forse nella tua vita si sono formate delle convinzioni limitanti, che bloccano il tuo talento naturale e non ti permettono di vivere una vita piena!

      Per riconoscerle e superarle, ti aspetto al workshop che sto organizzando!

      Avrai in regalo!

      Il mio libro in anteprima: Il fastreset come strumento nel coaching.

      Quando e dove? Sabato 18 maggio, dalle 10.00 alle 13.00, via Cavour 11 Locate Varesino. Costo 50 Euro, posti limitati.

      Dott.ssa Life coach Cathiana Reyes, Operatrice Fasreset, Reiki quarto livello

      info@radicalcoaching.it

       

       

      Read More
      Share
      Radicalcoaching

      Io sono una brava ragazza! Io evito di litigare.

      • cathiana
      • 26 Aprile 2019

      Era questo ciò che mi dicevo sempre, ogni volta che avrei invece voluto affrontare qualcuno. Vinceva la mia maschera di brava ragazza: mi mangiavo ciò che avrei voluto dire, e semplicemente accennavo, facevo finta che tutto andasse bene, e per non ascoltare quanto mi infastidiva facevo ciò che gli altri volevano, così continuavo ad avere amicizie che invece avrei tanto voluto chiudere.

      Solo per citare un esempio, quando lavoravo in ufficio iniziai a frequentare una nuova collega, anzi lei mi invito a una riunione con le sue amiche. Avrei dovuto capirlo da subito che era una ragazza strana, (di questo me ne sono resa conto più tardi): tutte le ragazze presenti non erano amiche sue, ma di sua sorella.

      All’inizio andava tutto bene, perché per fortuna mia si era fidanzata e quindi ci sentivamo ogni tanto. Certo, ogni volta parlava solo lei di lei e delle aspettative che aveva dal suo ragazzo, e che ovviamente lui non raggiungeva e quindi della sua ennesima delusione.

      I problemi iniziarono quando si lasciarono: inizio a scrivermi ogni giorno, a tenermi al telefono più di un’ora ogni volta, tutti i weekend voleva uscire con me e io, come brava amica e soprattutto brava ragazza, non riuscivo a dirle mai di no. Questa cosa però iniziava a scocciarmi: mi chiamava il lunedì per sapere cosa avevo da fare nel weekend successivo, e io con così tanto anticipo non riuscivo a dirle mai di no. Addirittura, facemmo una vacanza insieme, e mi toccò tenerla sotto controllo e curarla perché si ubriacava e gli uomini che si trovavano intorno volevano approfittarsi di lei.

      Per fortuna in quel periodo iniziai il mio corso di master in Metacorporea e capii che tipo di persona era questa ragazza, capii anche che con gli strumenti che avevo allora non potevo aiutarla più di tanto. Era già seguita da un counselor, e per me lei era solo una conoscente, così decisi di limitare i nostri rapporti: all’inizio, quando mi chiedeva se ero libera, ancora la mia maschera di brava ragazza non mi permetteva di dire un NO tondo, però le rispondevo che era troppo presto per decidere. Lei insisteva, e io le dicevo che avevo già preso un altro impegno, cosi lei continuava a chiedermi sempre cosa avevo da fare, ogni lunedì.

      In tutto questo tira e molla, accettai di andare via un weekend insieme: compriamo i biglietti e prenotiamo l’albergo, con tre mesi di anticipo. Poi però io mi pentii e quando mancavano due mesi le dissi che per motivi di lavoro non potevo andare ma, dopo una serie di e-mail in cui cercavo sempre di essere gentile ma mi sentivo dire di essere una manipolatrice, le dissi la verità: apriti cielo! Non ci sentimmo per un po’, in seguito mi arrivo una e-mail un mese prima, per fare pace e fare il weekend. Dissi di no, e finalmente non seppi più niente di lei.

      Questa fu una delle peggiori situazioni in cui mi sono trovata, mi sembrava di avere una stalker! Dopo questa storia credevo di aver superato questo mio modo di fare troppo accondiscendente: da un lato mi sentivo tranquilla, ma da un altro mi sentivo in colpa per averla trattata male (ecco la mia maschera di brava ragazza che ritornava ancora). Cosa c’era dietro tutto questo meccanismo? Ogni tanto me lo chiedevo.

      Finalmente, partecipando ad un corso, mi si accese la lampadina! Sentii dire che se un bambino sente litigare in casa i genitori o dei famigliari, e lui percepisce questa come una cosa da non fare, questa permane nel suo inconscio: “io non sono come loro, non farò mai come loro”, e così, per essere diverso dai propri genitori, il bambino si crea una maschera di brava persona. Però, le brave persone non discutono, per evitare il contrasto non affrontano i problemi, e quindi lui eviterà sempre il confronto. Peccato, però, che cosi non potrà mai fare realmente quello che vuole lui, perché il bravo ragazzo farà sempre ciò che gli viene chiesto, ciò che gli altri si aspettano da lui.

      Grazie a questo, me ne resi conto del perché non riuscivo ancora a togliermi di dosso la maschera di brava ragazza: quando ero piccola vidi i miei genitori litigare, e io non sapevo cosa fare, così mi ero nascosta sotto il letto, aspettando che si risolvesse la lite, e desiderando di non essere come loro.

      Usando la tecnica del FastReset, finalmente sono riuscita a togliermi questa maschera. Questa tecnica è perfetta quando ci si ricorda la scena in cui il problema che vogliamo risolvere ebbe inizio: se la applichiamo da soli, ci vuole più tempo, ma se invece ci si fa aiutare da un operatore, il tutto si risolve più rapidamente.

      Se vuoi imparare la tecnica, ti aspetto al corso che sto organizzando il 18 maggio 2019 a Locate Varesino. Se invece vuoi trovare subito una soluzione, contattami a info@radicalcoaching.it, il primo incontro è gratuito.

      Read More
      Share
      Radicalcoaching

      Io basto? Sì!

      • cathiana
      • 19 Aprile 2019

      Io basto? Io credevo di sì. Alla domanda chiudevo gli occhi e sentivo il mio respiro profondo che inondava tutto il corpo, sentivo l’aria che entrava dal mio naso e arrivava fino all’osso sacro, accompagnato da un pizzico di eccitazione. Era credo orgoglio, sì, mi sentivo orgogliosa di essere arrivata ad un buon punto della mia vita, dove ormai avevo superato tanti blocchi emotivi.

      Ormai sapevo che direzione dovevo prendere, sapevo dove andare, iniziavo a scegliere invece di accontentarmi o accettare quello che c’era per paura di non avere niente.

      Però, nonostante sapessi cosa volevo nella mia vita, e facessi la vita che avevo deciso di fare, mi sentivo ferma, come se le cose non si muovessero esattamente come volevo io.

      Il libro che stavo scrivendo era fermo, a casa avevo ancora un po’ di paura quando restavo da sola, ogni mattina facevo ancora fatica ad alzarmi. Mi risvegliavo sempre tutta rigida, con forte dolore alla cervicale e alle spalle e questo mi faceva restare ancora a letto. Dovevo fare stretching tutte le mattine, e quando non riuscivo a farlo al pomeriggio mi stancavo subito, e non vedevo l’ora di riposarmi.

      Mi era capitato di ascoltare la formatrice di un corso di aggiornamento: diceva che, quando si fa fatica a decidere, è perché molto probabilmente non ci si fida di sé stessi, e questo potrebbe essere dovuto a un conflitto che risale agli anni dello sviluppo. Da piccoli, la famiglia è il proprio punto di riferimento. Comportarsi in modo non corretto, o almeno visto male dagli altri, porterà i nostri genitori (o i nostri parenti) a non fidarsi più di noi, e quindi ci conformiamo, cercando in tutti modi di mantenere l’idea positiva che abbiamo dato di noi stessi, e cioè della brava persona, che si deve comportare bene. Peccato che, nei momenti in cui dovrà decidere per sé stessa, questa persona non lo farà, perché prima deve accontentare gli altri…

      Ascoltando questo fatto, mi si accese la lampadina: mi viene in mente un ricordo di quando ero piccola. Realmente, questo ricordo l’avevo sempre avuto, ma non gli avevo mai dato molto peso. Capii che era proprio per quella ragione per la quale non mi fidavo completamente da me stessa: non volevo essere come i miei genitori, sì perché quel ricordo era che loro litigavano duramente e io non sapevo cosa fare, cosi andavo di corsa a nascondermi sotto il letto, cercando di capire come dovessi agire. Alla fine, mettevo la maschera della brava ragazza e accettavo sempre che mio padre decidesse nella mia vita, anche se io non ne ero molto convinta. Questo ovviamente si era ripetuto anche nella mia vita di adulta: senza rendermene conto, la storia si riproduceva.

      Quando ebbe questo insight, usai la mia tecnica preferita, Fastreset, ed andai a integrare l’informazione che in quel momento mi mancava. Poco dopo mi messi a piangere per il dolore che avevo provato in quel momento, per la frustrazione di non riuscire a reagire, non solo in quel momento, ma un po’ in tutta la mia vita. Quando smisi di piangere e di resettarmi, provai però una pace interiore, una sensazione che già conoscevo, ma questa volta mi sentivo ancora più libera, sentivo un respiro ancora più completo, sentivo che realmente mi ero liberata da quella parte del mio passato che non mi permetteva di sentirmi abbastanza, di sentirmi fiduciosa in me stessa.

      Il giorno dopo finii il mio libro – che era rimasto sulla scrivania per tanto tempo – e inviai le bozze. Sparì la mia paura di rimanere da sola a casa, perché mi resi conto che non avevo bisogno di nessuno, ma solo di me stessa, della mia tranquillità di sapere che nella vita può succedere di tutto in qualsiasi momento e che nessuno, neanche mio marito, mi poteva aiutare a sentirmi sicura, perché la sicurezza adesso faceva parte di me, era dentro di me e nessuno poteva togliermela.

      Dopo qualche giorno ancora, andai alla mia programmata visita dal dentista, e finalmente capii che il problema della cervicale che mi disturbava da tempo, e anche i dolori alle scapole, alla schiena, alla zona lombare erano dovuti alla malformazione dei miei denti, probabilmente perché da piccola avevo bevuto dal biberon fino all’età di 6 anni, e in seguito i due colpi di frusta che avevo subito a causa di due incidenti stradali non avevano fatto altro che peggiorare la mia situazione.

      Nella vita affrontiamo tante situazioni, tanti cambiamenti, ma grazie al lavoro su di sé, alla consapevolezza, ai consigli di persone competenti e all’uso di vari strumenti come il reiki, il Fastreset, la somato experience e alcune tecniche di respirazione sono stata in grado di prendere in mano la mia vita, capire da dove venivano alcune difficoltà e superarle, vedendo davanti a me una molteplicità di opportunità per realizzare il mio potenziale e diventare quella che, anche senza saperlo con certezza, volevo essere.

      Se vuoi avere anche tu degli strumenti, che ti permettano di affrontare al meglio i cambiamenti della tua vita, scrivi a: info@radicalcoaching.it  per Corso esperienziale: sabato 18 maggio dalle 10.00 – 13.00 a Locate Varesino (CO).

      Read More
      Share
      Radicalcoaching

      40, 50, 60, 70 anni! Talenti, Passioni? Non è mai troppo tardi!

      • cathiana
      • 12 Aprile 2019

      Da piccola guardavo speso la televisione, e mi piacevano molto i musical, mi piaceva cantare e ballare……

      Ma il mio corpo era un po’ rigido, non ero molto coordinata e non riuscivo a fare la spaccata, e questo mi faceva sentire a disagio; la mia voce, inoltre, non era molto intonata, e poi mi vergognavo tantissimo quando ballavo, ero molto insicura di me, così pensai che il balletto classico o il musical non facevano per me.

      C’erano però altri tipi di danze, cosi già alle elementari mi iscrissi a un corso di ballo di danze tradizionali peruviane: mio padre quel giorno aveva da fare e così accompagnò me e mia sorella lasciandoci all’ingresso della scuola. Era la seconda lezione del corso, e tutte avevano già gli indumenti adatti, mentre noi avevamo addosso i nostri vestiti di tutti i giorni, e io mi vergognai tantissimo. Quando tornai a casa, chiesi a mia mamma se tra i suoi vestiti avesse qualcosa per il mio corso, però non aveva niente, e così decisi di non andare più perché non avevo i vestiti adatti.

      Questo però non mi fermo del tutto, perché anche se non frequentavo il corso, a casa non dovevo mettere un vestito adatto a quello che stavo ballando, e quindi ballavo lo stesso da sola. Guardando MTV, mi immaginavo che ero anch’io una brava ballerina e anche una brava cantante.

      Diventata adolescente, mi si presentò la chance di ballare in un gruppo. Dopo avere preparato diverse coreografie, alla fine dell’anno scolastico l’insegnante ci propose di voler rendere la cosa un po’ più intensa, creando una piccola compagnia di ballo. Io ovviamente avrei voluto dire di sì subito, ma ero minorenne cosi dovetti chiedere prima a mio padre, che mi disse subito un NO tondo, perché chi sa dove ci avrebbero portato a fare i balletti, ma soprattutto mi disse che era un mestiere visto male. Così mi venne impedito di ballare, e accantonai questa mia idea.

      Poco dopo iniziai a studiare all’università, che era la cosa più importante per mio padre, ma dopo la sua morte mi trasferì in Italia dove terminai i miei studi all’università per onorare la sua memoria.

      Quando finalmente ebbi un po’ di tempo per me, risentii la voglia ed il piacere di imparare a ballare: mi iscrisse un corso di salsa caraibica, insieme al mio ragazzo di allora, ma il tutto durò solo il tempo della nostra relazione. Quando ci lasciammo ormai le coppie per il ballo si erano fatte e così decisi di lasciare ancora questo mio desiderio per un’altra occasione. Passarono altri due anni, frequentando diverse scuole ma smettendo di andare ogni volta che non trovavo il partner adatto. Ormai ero delusa non trovando con chi ballare e così, dopo il matrimonio, smisi nuovamente di pensare al ballo, ma quando c’è la scintilla è difficile spegnerla…

      Decisi ancora una volta di riprendere a ballare, prima in corsi di sole donne – dove io ero una tra le più grandi – poi cercando una scuola vicino alla mia nuova casa. Finalmente, sulla soglia dei 41 anni, trovai il partner giusto che aveva voglia di ballare, imparare e di buttarsi e un gruppo di persone adulte dove sono una delle ballerine più giovani!

      Ormai credevo di non riuscire a trovare qualcuno bravo con cui ballare e migliorare, non so dove arriveremo ma io adoro le sfide. Con il mio partner di ballo abbiamo iniziato a partecipare a una gara, arrivando terzi. Abbiamo capito che siamo solo all’inizio, che la strada sarà lunga, ma questo inizio ci sta piacendo molto e soprattutto mi dà la carica per andare avanti e non mollare mai nelle cose in cui credo e a cui tengo.

      A volte il destino sembra allontanarci dalle strade che vorremmo percorrere, ma adesso so che vuole metterci alla prova per vedere quanto siamo determinati e sicuri su ciò che veramente vogliamo!

      Se l’avete capito, non mollate Mai!

      Seguite sempre le vostre passioni, anche se sembra che non vi portino da nessuna parte!

      Read More
      Share
      Radicalcoaching

      Don’t touch my men! Gelosa io? NO…

      • cathiana
      • 5 Aprile 2019

      Quando mi chiedevano se io ero gelosa, rispondevo, io no… solo un pochino quando serve. Non avevo avuto tante relazioni, ed erano durate poco con persone del quale non ero veramente innamorata, erano stati dei miei esperimenti da giovane ragazza razionale.

      La gelosia era per me una parola a dire assai nuova, iniziai a conoscerla quando mi innamorai la prima volta, anche se non mi ero resa conta di esserlo. E fu la ragione per la quale dopo 4 anni di relazione fui lasciata, mi disse che ero peggio di sua madre, che ero controllante, asfissiante. Per me fu un colpo. Io che credevo di essere invece tranquilla e a volte fin troppo accondiscendente, che non rompevo le scatole e che anzi a volte mi sentivo sminuita e trascurata perché sentivo che lui non mi dedicava abbastanza tempo. Ormai per me è una cosa superata, mi fa ridere, e credo di riconoscere gli atteggiamenti che avevo fin dall’inizio.

      Una delle prime cose che avevo fatto senza rendermene conto, dopo un mese che stavamo insieme, era stato presentarmi a casa sua, senza neanche avvisarlo. Come scusa glie avevo detto che ero in zona e che ero semplicemente curiosa di sapere dove abitava. In realtà volevo tenerlo d’occhio, volevo tenere la cosa sotto controllo, volevo che sua madre mi conoscesse, e sapesse chi ero.

      Adesso che ci penso, in effetti questo mio modo di fare, mi portava a tenere sotto controllo la relazione, e non lasciare che fosse lui a compiere i primi passi nel farmi conoscere alla sua famiglia, ai suoi amici. Era come se io avesse fretta a che tutti sapessero che lui era già impegnato con me, e io ero in un certo modo la sua nuova proprietaria.

      Cosi iniziai ad andare a casa sua tutti i weekend, mentre lui tutti i giorni mi chiamava. Una volta, mi ricordo, non avevo sue notizie, erano passati due giorni e lui non mi chiamava. Questo mi fece preoccupare, non capivo cosa stesse succedendo, e nel frattempo ero a casa ammalata con 39° di febbre, ma il mio voler sapere cosa fosse successo mi fece uscire di casa con la febbre, prendere l’autobus per mezz’ora e, quando arrivai a casa sua, mi trovai la sorpresa: anche lui era a casa con la febbre, ma a 37°! Pensai che non valevo niente: mentre stavo peggio di lui, lui era tranquillo a casa sua. Restai calma, molto sorpresa per ciò che stava accadendo. Penso ora che una ragazza normale lo avrebbe lasciato subito, o almeno avrebbe compreso come il suo coinvolgimento non fosse così forte. Io invece restai ancora con lui, non me ne ero resa conto di quanto fossi dipendente.

      In altre occasioni, la dinamica fu la stessa, sempre con il risultato che lui continuava la vita che voleva e invece la mia gli girava attorno, io avevo sempre meno amici perché dedicavo tutto il mio tempo a lui, a volte anche a mio discapito. Lui invece i suoi amici continuava a frequentarli: avrei tanto voluto lasciarlo – e credo anche lui – ma tutti e due eravamo entrati in un loop, e nessuno dei due riusciva uscirne.

      Finché un giorno scoprii ciò che sospettavo, o che immaginavo prima o poi sarebbe successo. Scoprii appunto che mi aveva mentivo riguardo a una sua uscita di lavoro, ma in realtà andava a trovare la sua nuova ragazza, con la quale usciva da più di 6 mesi. Che colpo! Mi aspettavo sinceramente che mi tradisse, ma non da così tanto tempo. Io nel frattempo avevo capito che c’era qualcosa che non andava in lui, che c’erano dei momenti in cui mi trascurava più del solito e così mi ero lasciata andare, tradendolo anch’io, in quanto mi ero detta che prima o poi anche lui lo avrebbe fatto (e già, il pensiero che si auto avvera!). Certo, i mei tradimenti non erano mai durati così tanto, e poi tornavo sempre da lui.

      Dopo tutta questa scoperta, io ovviamente non mi davo pace, volevo delle spiegazioni, e quando le spiegazioni arrivavano, non mi bastavano; stavo così male e provavo molto dolore, perché alla fine anche se volevo lasciarlo, c’era qualcosa che mi tratteneva. Quando infine fu lui a decidersi, io mi sentii arrabbiata e molto confusa, non riuscivo a capire come mai, una relazione che era iniziata bene, alla fine era finita così male.

      Impiegai circa 10 anni per dimenticarlo, e fino a 15 per capire che nelle mie relazioni successive si ripetevano gli stessi schemi: ero sempre gelosa, e nella mia scala di valori era sempre il mio uomo a stare per primo, oddio quanto mi sentivo fiera di questo. Ormai avevo associato amore con dolore, possesso, controllo. Ero consapevole di alcuni miei atteggiamenti, ma non riuscivo a cambiare molto, e finiva quasi sempre allo stesso modo.

      Per fortuna, grazie alla mia decisione prima di chiedere aiuto, per poi continuare da sola grazie a una tecnica che conobbi e allo studio all’università, oggi so che per me l’amore è prima di tutto amore verso se stessi, tranquillità, condivisione di valori, della gioia di vivere, libertà, comunicazione chiara, rispetto mutuo e passione.

       

      Se hai una storia simile alla mia, sappi che esistono tecniche molto semplici, che ti permettono di cambiare i tuoi schemi ripetitivi e non funzionali. Non lasciare passare troppo tempo! Inizia a cambiare la tua vita oggi! A maggio organizzo un corso dove insegnerò come modificare gli schemi ripetitivi e come cambiare le credenze limitanti, in modo che tua abbia gli strumenti per modificare i tuoi schemi e scegliere l’uomo e la vita che ti meriti.

      Chiedi informazione a info@radicalcoaching.it

      Read More
      Share
      Radicalcoaching

      I segni che restano si possono cambiare!

      • cathiana
      • 29 Marzo 2019

      Mi ricordo ancora il mio primo ragazzo, era più grande di me di 4 anni, io ne avevo 16 anni. Non ero mai stata baciata prima, mentre le mie amiche sì, ma per me non era mai stato un problema: sinceramente, mi faceva un po’ schifo il solo pensiero di dover baciare qualcuno. A casa mia i miei genitori vivevano insieme – anche se erano separati – e quindi non li avevo mai visti baciarsi, coccolarsi o abbracciarsi.

      Dunque il tempo passava e tutte le mie amiche avevano già avuto il ragazzo, anche mia sorella gemella, e questo devo dire mi dava un po’ fastidio. Da piccola le persone dicevano che tra le due lei era la più carina, e cosi iniziai a crederlo anch’io, anche perché nella età della adolescenza a confermarlo erano i fatti: i ragazzi più carini, sceglievano sempre lei!  Io ovviamente non accettavo gli scarti, e così il tempo passava e nessun ragazzo carino mi si avvicinava (più tardi scoprii che era perché lei sorrideva più di me- in effetti io ero una ragazza molto seria).

      Comunque quando arrivai ai 16 anni, inizia a preoccuparmi perché ancora non sapevo baciare: mi era entrato in testa che avevo bisogno di imparare, e così come si dice per magia, un ragazzo della compagnia mi chiese di uscire con lui. Non era proprio il mio tipo, però pensai che, visto che era più grande di me, avrei avuto molto da imparare. in effetti diventai la sua ragazza e mi resi conto che stava succedendo proprio quello. Dopo qualche mese, però, iniziai a capire che la relazione non poteva andare avanti: non era iniziata bene, tra me e lui non c’era amore, non c’era mai stato un corteggiamento, una conoscenza reciproca, mi aveva insegnato solo a cose che erano importanti per lui, e io non sapevo cosa significasse essere amata veramente.

      Per fortuna, lui stesso prima che la nostra relazione andasse oltre, decise di lasciarmi. E cosi io ovviamente accettai, ma non avrei mai creduto quanto fosse stata dura dimenticarlo, soprattutto perché era un mio vicino di casa e ogni volta me lo ritrovavo davanti, ogni volta che lo vedevo sentivo un forte dolore nel petto e un grande desiderio di stare con lui: sapevo che era solo una questione fisica, ma quanto mi era dura smettere di pensare a lui e ai baci molto passionali che mi aveva dato.

      Nel frattempo conobbi un altro ragazzo: anche questo non mi piaceva per niente, ma ero disperata perché dovevo togliermi il primo fidanzato dalla testa e dal mio corpo. Così pensai e pensai ancora e l’unica cosa mi venne in mente fu: “chiodo scaccia chiodo”; la gente dice cosi, proviamo. Quella fu la mia unica soluzione al mio problema, allora ero una ragazza molto introversa e questo mi spinse verso questa unica soluzione.

      Questa relazione cosi strana dall’inizio più di testa che di cuore, che poi invece divento più istintiva. Mi rimase impressa, e da allora, avevo senza rendermi conto interiorizzato diverse cose:

      – che amore era dolore, e che senza dolore, l’amore non poteva esistere.

      – mi ero convinta che l’unico modo per poter cambiare relazione, era quella di iniziare prima un’altra.

      – era meglio stare con uomini più grandi perché c’è sempre da imparare.

      E cosi anche nelle successive relazioni, si accumulavano altre convinzioni limitanti, altri schemi ripetitivi. Dicono che il tempo ti aiuta a dimenticare, forse è vero, ma quando emergono delle perplessità, il cervello non fa che ripresentarti lo stesso schema, a meno che tu non riesca a superarlo.

      Infatti, solo con l’aiuto di altre persone, della lettura, dello studio, dei corsi di formazione, imparai a vedere le convinzioni limitanti che mi ripetevo ogni volta che terminava una relazione, e anche le aspettative che avevo quando iniziava una nuova relazione. E gli schemi che si ripetevano nello scegliere una persona piuttosto che un’altra.

       

      Se hai una storia simile alla mia, sappi che esistono tecniche molto semplici, che ti permettono di cambiare i tuoi schemi ripetitivi e non funzionali. Non lasciare passare troppo tempo! Inizia a cambiare la tua vita oggi! A maggio organizzo un corso dove insegnerò come modificare gli schemi ripetitivi e come cambiare le credenze limitanti, in modo che tua abbia gli strumenti per modificare i tuoi schemi e scegliere l’uomo e la vita che ti meriti.

      Chiedi informazione a info@radicalcoaching.it

      Read More
      Share
      Radicalcoaching

      L’uomo perfetto esiste?

      • cathiana
      • 22 Marzo 2019

      Fin da quando siamo piccole, a noi donne viene raccontata la storia del principe azzurro: arriverà prima o poi un uomo bello, su un cavallo (oggi forse diremmo su una bella macchina), che ci salverà e ci proteggerà da tutto e tutti. E cosi noi donne ci creiamo delle storie di come dovrebbe essere la nostra vita insieme a questo principe azzurro, della vita perfetta che ci aspetta. Un uomo che resterà accanto a noi per tutta la vita, si occuperà di noi e ci amerà per sempre.

      Nessuno ci dice però che questo uomo potrebbe metterci parecchio ad arrivare (forse gli si saranno bucate le gomme dell’auto?), mentre alcune volte ci sembra di averlo incontrato ma lui, che ha già superato i 40 anni, non ha ancora capito se vuole avere una famiglia o no.

      Dunque, noi continuiamo ad aspettare: l’uomo che aspettiamo ci deve chiamare almeno tre volte al giorno, ci deve leggere nel pensiero e capire i nostri desideri, ci deve sempre raccontare la verità, soprattutto perché sa che se ci nasconde qualcosa poi sono guai. Un uomo che sia romantico, che per la nostra prima uscita ci porti a un posto interessante e carino, non vorremo solo mangiare una pizza…

      Col passare del tempo diventiamo ancora più gelose di quei pochi uomini che incontriamo sulla nostra strada, se non ci rispondono subito ai nostri messaggi, se vediamo che sono attivi su whats App e fanno finta di non vederci, insomma credono che noi non ci rendiamo conto che parlano con altre, perché altre spiegazioni non ci possono essere: siete insomma convinte che se un uomo si avvicina a voi, vuol dire che deve dedicarvi tutto il suo tempo, come voi fate con lui.

      Tra una delusione e l’altra ormai non ci credete più che arriverà quello perfetto! Ormai vi siete create delle convinzioni limitanti sul fatto che quello perfetto non esiste, non è ancora nato, o comunque voi non l’avete mai incontrato.

      E se invece di cercare l’uomo perfetto… cercassimo l’uomo giusto per noi!

      Quello che ha paure, come noi? Che ha dei dubbi, come noi? Che sta cercando di crescere, come noi? Che vuole evolvere come essere umano, e che per questo ha bisogno dell’altra persona, perché l’altra persona non è altro che il nostro specchio, lo specchio dei valori che realmente vorremo in noi e che non riusciamo a raggiungere da sole, specchio delle nostre debolezze e delle cose che non ci piacciono di noi stesse, ma che noi vediamo solo in loro! Perché non accettiamo il fatto che noi non siamo perfette? Che abbiamo paura tanto quanto loro, che quella perfezione che cerchiamo in loro, realmente è la perfezione che vorremo in noi, e che ovviamente non abbiamo!

      Io credo che l’uomo perfetto non esiste, esiste l’uomo giusto, che ci accetta per quello siamo, che ci ascolta, che ci valorizza, che rispetta il nostro tempo, il nostro spazio, che ci supporta nelle nostre scelte!

      Ma cosa è bene fare, quando si incontra una persona che sembra quella giusta? Ormai abbiamo aspettato così tanto che, quando ci sembra di trovare “quello giusto”, abbiamo fretta, non lasciamo la preda, e vorremo che lui ci dica subito quella parola magica, che noi donne piace tanto, o vorremo che quando ci dice qualcosa di carino, sia per sempre.

      Ricordatevi che quando si è all’inizio di una relazione, noi donne capiamo subito se lui può essere quello giusto, gli uomini invece hanno bisogno di più tempo, hanno un’altra testa e un altro modo di ragionare, e giustamente devono essere convinti di ciò che fanno, prima di farlo.

      Cosa poter fare dunque, nell’attesa che l’uomo che abbiamo davanti a noi si renda conto di chi siamo e del nostro vero valore?

      Ci sono tante opzioni: una sicuramente potrebbe essere lasciarci assaporare lentamente 😊. Tanti uomini vogliono andare subito al sodo, ma quando ottengono ciò che vogliono se ne vanno, e quelli che restano fanno fatica a comprendere il nostro valore. Questo perché l’uomo purtroppo, anche se non è cosciente, è un cacciatore, e noi, anche se noi non siamo completamente consapevoli, siamo le prede (e, come ben si sa, una volta catturata la preda la si mangia, altrimenti potrebbe arrivare qualcun altro e portarsela via). Quando, però, la preda è difficile da “catturare”, l’uomo si prende del tempo per capire come attrarla, e più tempo ci mette a conoscerla, a sapere quale sono i suoi gusti, i posti che le piacciono, le cose che le fanno stare bene, più trova gratificazione nel fare di tutto perché voi abbiate piacere.

      È così che potrete averlo, se saprete aspettare che lui scopra voi!

      Se dopo queste accortezze, ancora senti che le tue relazioni non vanno a buon fine, allora puoi chiedermi un appuntamento a info@radicalcoaching.it. È possibile che ci siano degli schemi o convinzioni limitanti che bisogna eliminare, prima di rimettersi in gioco.

      Read More
      Share
      Previous 1 2 3 4 5 Next

      CERCA

      POST RECENTI

      • Il nuovo inizio è oggi! 1 Febbraio 2023
      • Definire Obiettivo 6 Gennaio 2022
      • Definire il vostro obiettivo per il 2022! 29 Dicembre 2021
      • Il Click che cambio la mia Vita! 12 Novembre 2021

      CHI SONO

      Sono un essere che esiste per dare agli altri ciò che ha imparato, ciò che ha capito. Sono un essere che esiste per imparare ancora, per crescere, per migliorare, per godere di ciò che la vita mi offre oggi.

      ULTIMI ARTICOLI

      • Il nuovo inizio è oggi! 1 Febbraio 2023
      • Definire Obiettivo 6 Gennaio 2022

      CONTATTI

      Via Tolmezzo, 5/4, 22132 Milano MI

      +39 328 3292287

      info@radicalcoaching.it

      © Tutti i diritti riservati - CATHIANA REYES - C.F.RYSCHN77M48Z611A

      © 2017 POWERED BY Etcetera Soluzioni

      Privacy Policy