Schemi ripetitivi ed emozioni?
Sì, perché quando le nostre emozioni sono forti e inaspettate si legano ai nostri ricordi, creando una modalità di risposta e/o una convinzione condizionante che, ogni qualvolta la situazione si ripete, ci fa rispondere allo stesso modo. Questo accade perché le esperienze vissute come pericolose – ma anche desiderabili o eccitanti – restano immagazzinate nel nostro cervello in un tipo di memoria speciale, chiamata episodica, dove i ricordi sono ricchi di particolari. Nel momento in cui si ripresentano situazioni di piacere o di pericolo, le risposte legate a quel ricordo si possano ripetere in modo molto veloce, e con il tempo possono diventare automatiche.
Questo è il risultato di diversi esperimenti fatti alla fine del 1800, il più famoso dello scienziato Russo Pavlov, che riuscì a condizionare un cane facendolo salivare non solo alla vista del cibo, ma anche al suono di un campanello che il cane aveva imparato ad associare ad una ricompensa, rappresentata appunto dal cibo che gli forniva lo sperimentatore. L’americano Watson riprese questa esperienza per affermare che anche le emozioni possono essere condizionate e/o apprese: fece dunque un esperimento simile a quello di Pavlov, ma con un bambino di 11 mesi a cui mostrava un topolino bianco. All’inizio, il bambino appariva divertito ma, ad un certo punto, veniva prodotto un rumore forte e sgradevole, che spaventava il bambino. In seguito, ogni volta che il bambino vedeva il topolino entrava in allarme e iniziava a piangere, e questo succedeva anche con animali simili bianchi, pelosi e piccoli.
Dunque, nella nostra quotidianità si possono presentare questi schemi ripetitivi, per esempio quando devo fare un discorso e già da qualche giorno prima inizio a sentire la tensione. Molto probabilmente, questo avviene perché ho paura di sbagliare, o paura di quello che gli altri potranno pensare di me nel caso io sbagliassi. Le nostre risposte condizionate iniziano in un momento dato della nostra vita, in questo caso potrebbero essere dovute a genitori troppi severi o qualche situazione sgradevole ai tempi della scuola o università, o anche all’inizio del lavoro, quando tutto è nuovo la minima cosa inaspettata ci lascia quasi sempre un brutto ricordo, da non ripetere! Ma che poi, anche se non lo vogliamo, si ripete ancora.
Un altro esempio potrebbe essere una causa legale con un ex-socio o consulente, perché questo diceva di sapere fare le cose ma alla fine si rivela incapace, o anche con un brutto caratteri. Dopo questa brutta esperienza (ad un mio cliente è capitato di finire sempre in causa con una certa categoria di professionisti), il coach può lavorare richiamando la prima situazione in cui si era presentato il problema, dopo di che lo schema appreso e consolidato di risposta – arrabbiarsi e amareggiarsi in continuazione per situazioni sempre uguali – si modificava, in quanto la persona si rende conto del suo ruolo nel costruire sempre le stesse relazioni problematiche, originate da uno schema di risposte ripetitivo di cui non era consapevole. È la classica situazione della profezia che si auto-avvera.
Dopo aver elaborata questa convinzione, il mio cliente ha capito che il suo modo di vedere le cose influenzava le situazioni in cui si veniva a trovare, il tutto condizionato da un pregiudizio rimasto da una brutta esperienza iniziale che si ripeteva, e che non faceva altro che aumentare la sua convinzione.
Se è da un po’ che provi a modificare uno schema ripetitivo senza riuscirci, allora ti serve una tecnica per modificarlo fino a cancellarlo alla radice. Richiede il tuo appuntamento gratuito!.