Professionista e Sindrome del sacrificio
Sindrome del sacrificio, cosa c’entra con il professionista?
Se chiedete a professionisti, dirigenti, manager cosa fanno nel tempo libero, se si concedono del tempo per dedicarsi a loro stessi, la risposta quasi sempre è che in questo periodo sono molto impegnati, che non hanno molto tempo per coltivare i loro interessi e che non possono fare diversamente, che non è il momento giusto.
Prima c’è il lavoro, o la famiglia, e poi alla fine loro, e quindi l’unico obiettivo è quello di lavorare fino in fondo per accontentare gli altri. I professionisti sono sempre gli ultimi della lista.
Quando però accadono cambiamenti imprevisti, per esempio nel lavoro, come il trovarsi di fronte ad obiettivi quasi irraggiungibili, ecco che allora subentrano stanchezza, demotivazione, stress. Ci si sente disorientati, non si capisce cosa sta succedendo. Prima d’ora ce l’avevano sempre fatta, ora non è più così.
Cosa è successo? È intervenuta la Sindrome del sacrificio! che emerge quando lo stress dall’avere troppe responsabilità non viene tenuto sotto controllo, riconosciuto e gestito.
Per le pressioni a cui si è sottoposti e per le richieste che il contesto attuale pone, impegno e competenza non sono sempre sufficienti a mantenersi in sintonia con i propri collaboratori o clienti, perché ci si dedica nel frattempo alla famiglia e ci si dimentica, per l’ennesima volta, di sé stessi.
In che modo un professionista può rimediare alla sindrome del sacrificio?
- Rimanendo in ascolto di sé stessi, conoscendosi meglio e gestendo meglio le proprie necessità.
- Ripensando valori, credenze, obiettivi: a volte sono un po’ troppo rigidi e non ci permettono di affrontare e superare i momenti di cambiamento.
- Ridistribuendo il tempo dedicato a se stessi e agli altri, dando a ciascuno un po’ di spazio: se do troppo del mio tempo agli altri, poi ne resta poco per me.
Per essere forti bisogna amare se stessi; per amare se stessi bisogna conoscersi in profondità, sapere tutto di sé, anche le cose più difficili da accettare.
Susanna Tamaro
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