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      Basta sentirsi Vittima!

      • cathiana
      • 15 Marzo 2019

      Fin da piccola, ho sempre visto lontana mia madre, aveva litigato con mio padre, per colpa nostra (parlo in plurale perché ho una sorella gemella). Mio padre mi raccontò che quando avevo due anni, lui da poco era andato in pensione: un giorno tornò a casa prima del solito e trovò mia madre che ci stava sgridando in maniera molto esagerata; mia madre, per giustificarsi di ciò che stava facendo, disse che io e mia sorella stavamo piangendo e lei non ce la faceva più dal rumore che facevamo.

      Per tanto tempo non ho potuto capire come una madre potesse fare questo alle sue figlie, anche se io non mi ricordavo niente, però il vederla lontana da me, confermava ciò che mio padre mi aveva detto. Ora però ho lasciato questo avvenimento nel passato, è un ricordo, ma senza nessuna emozione di sofferenza, come invece mi accadeva spesso anni fa, quando pensavo a questo fatto della mia vita.

      Dopo questo i miei genitori si separarono, pur continuando a vivere nella stessa casa e continuando, quindi, a litigare.

      Per peggiorare la mia situazione, all’età di 4 anni, mentre ero in cucina vicina ai fornelli, mi cadde addosso dell’acqua bollente. Mi rimase un segno sul petto, che quando ero adolescente mi vergognavo a mostrare ma che ora ormai non si nota.

      Perché vi racconto questo? Perché quando avevo più o meno 6 anni, sono stata vittima di molestia sessuale; questo accadde un po’ di volte, dopodiché presi coraggio e lo raccontai a mio Padre. Non lo feci prima perché quanto era successo in precedenza era come se non mi permettesse di reagire subito.

      Questo fatto segnò la mia vita, la mia relazione sia con mio padre che con i miei futuri fidanzati. Da allora lui divento più geloso nei confronti di me e di mia sorella, non potevamo dormire a casa degli altri, non potevamo andare via nei weekend con gli amici, i nostri fidanzati non potevano entrare a casa nostra, insomma, la mia casa era diventata come una prigione.

      Devo aggiungere che comunque i miei genitori non erano molto affettuosi: mia madre mi diceva sempre che non dovevo piangere, ogni volta che mi facevo male, era tutta colpa mia. Smisi così di piangere, perché tanto non ottenevo niente, nessun conforto. Credo sia per questo che il mio letto diventò il mio miglior amico, perché era l’unico ad offrirmi un po’ di conforto, ed era l’unica cosa che sentivo mia, visto che mio padre mi ricordava sempre, che vivevo a casa sua, ed era lui che dava gli ordini.

      Mi fermo qui, credo di avervi già raccontato abbastanza per oggi: questa prima parte della mia vita, con tanti traumi, in una famiglia anaffettiva, mi fece crescere una corazza in modo che io potessi andare avanti, dove le emozioni non erano accettate.

      Dopo tutto ciò che vi ho raccontato, come non sentirsi vittima?  Quando avevo 35 anni, mi sentivo una fallita, mi sembrava di fare una vita che non era mia, nel lavoro guadagnavo meno della segretaria, nonostante io avessi una laurea, le mie relazioni andavano malissimo, mi veniva in mente anche di farla finita tanto niente aveva senso, non ero soddisfatta: mi sentivo vittima della mia famiglia, vittima delle circostanze.

      Per fortuna oggi non è più così! Quando ho compreso che fare la vittima non mi portava niente, decisi a poco a poco, di cambiare la mia vita, chiesi aiuto e iniziai a usare tecniche che mi aiutarono a liberarmi dal mio passato, iniziai a leggere tanto e a studiare. Tutto questo mi ha aiutato a comprendere che tutte le cose che mi erano successe, non erano colpa di mio padre o di mia madre o del destino, ma iniziai a vedere le cose come prove, prove di coraggio e di forza che avevo superato e oggi, grazie a quelle esperienze, posso aiutare chi, come me prima, vede tutto nero e senza speranze.

      Se anche tu stai vivendo un momento brutto della tua vita, dove non vedi soluzioni, e non sai da dove iniziare, chiedi un appuntamento a info@radialcoaching.it.

      Il primo incontro è gratuito.

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